19 novembre 2017

LA MAFIA E' UNA MONTAGNA DI MERDA.

Il "grande" avvenimento che in questi giorni ha monopolizzato l'attenzione dei media è che alle 3:37 di venerdì 17 novembre Totò Riina è morto. Da quando ho saputo la notizia, varie riflessioni mi hanno riempito la testa e alla fine ho deciso di condividerle qui.
Per prima cosa, ho pensato che il mondo potesse essere un posto migliore adesso che non c'è più un uomo tanto spregevole come Totò Riina. Non ho gioito della sua morte, perché sarei stata uguale a lui, che brindava festosamente dopo ogni strage, senza rispetto alcuno per la morte di persone innocenti, ma penso che sia facile giustificare chi lo ha fatto. Quelli che, invece, ai miei occhi appaiono ingiustificabili, sono i cretini che si sono detti dispiaciuti per la perdita di un grande uomo. Queste persone sono il cancro della società ed è per colpa loro che la mafia esiste ancora, perché la mafia si estinguerà solo quando tutti riconosceranno che è "una montagna di merda", come diceva Peppino Impastato. Oggi  fortunatamente le persone disposte a fare ciò sono di più rispetto al passato, ma non è ancora abbastanza perché ancora qualcuno infila la testa sotto la sabbia e finge che la mafia non esiste o addirittura pensa che sia positiva. Quello che più mi dispiace, però, è che spesso a quest'ultima categoria di persone viene data maggiore attenzione mediatica. Così arriviamo alla seconda riflessione, che riguarda proprio i mass media. In TV, sui giornali, sui social , infatti, si sta parlando troppo di Totò Riina. Gli è stata dedicata un'attenzione spropositata e immeritata. Piuttosto che parlare di lui, si potrebbe parlare e raccontare la storia delle cento vittime dei 100 omicidi che ha commissionato: come il piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell'acido a 11 anni per "espiare" le colpe del padre, come Falcone e Borsellino, fatti saltare in aria insieme ai loro agenti di scorta, come il generale Dalla Chiesa e della moglie uccisi brutalmente mentre stavano andando a cena al ristorante.
Invece, i media parlano della famiglia Riina, che ha avuto il coraggio di chiedere rispetto per un essere che rispetto non ne ha meritato in vita e non ne merita certo da morto. Il rispetto, infatti, va conquistato e non con il sangue, ma con l'onestà.
Detesto anche l'espressione "capo dei capi" che fa sembrare Riina un uomo potente quando è soltanto un pezzo di merda che ha ucciso per un potere che gli ha distrutto la vita, costringendolo a 24 anni di latitanza, passati a fuggire e nascondersi come un coniglio, per finire poi in carcere e morire solo come un cane, senza nemmeno rivedere i familiari. Eppure, sono fermamente convinta che abbia fatto una fine anche migliore di quella che avrebbe meritato perché, dopo le centinaia di vite da lui stroncate, ha avuto la possibilità di morire di vecchiaia mentre alle sue vittime è toccata una morte orrenda e dolorosa, spesso in mezzo alla strada.
Oltretutto, tutto il clamore mediatico legato alla figura di Riina potrebbe alimentare la mentalità sbagliata che i cattivi "passano alla storia" (quello che Totò Riina voleva), mentre i buoni vengono sempre relegati in un angolo e si parla di loro solo in ricorrenze particolari, come succede per esempio ai giudici dell'antimafia ,dei quali spesso si parla solo nella commemorazione della morte per poi dimenticarsene  durante il resto dell'anno. Bisognerebbe invece parlare continuamente di antimafia, per far sì che sempre più persone capiscano il valore dell'onestà e si ribellino a Cosa Nostra. Vedere che questo sta già accadendo, anche se molto lentamente, accende in me una speranza per il futuro: che presto la Sicilia sia libera e che non dovrò più vergognarmi della mia terra per colpa di pochi individui che l'hanno resa celebre per le stragi più che per le sue immense bellezze.
L'ultima riflessione è sul fatto che purtroppo con Totò Riina non muore Cosa Nostra, come sento spesso dire, muore solo il suo capo. Infatti, perché Cosa Nostra muoia davvero, devono essere gli stessi siciliani a ucciderla. A questo proposito, riporto una riflessione di Pino Maniaci (direttore di Telejato, piccola rete televisiva da sempre schierata contro la mafia) che mi ha particolarmente colpito: "In Sicilia c’è un mafioso ogni mille abitanti. Se ognuno di questi mille desse un calcio a quel pezzo di merda, a quest’ora la Sicilia sarebbe una terra libera”.
E allora vorrei fare un appello a tutti i siciliani: svegliamoci e, urlando a pieni polmoni che la mafia è una montagna di merda, riprendiamoci la nostra meravigliosa terra per farla brillare non con il tritolo delle stragi, ma con l'immensità delle sue bellezze.