09 febbraio 2018

Sono tornato

Ieri sera sono stata al cinema a vedere "Sono tornato". Il film mi ha colpito molto e ho deciso di scrivere le mie impressioni su questa pellicola. Prima di iniziare, solo una veloce ma doverosa premessa: non sarà una recensione (quelle le lascio fare a chi se ne intende), quanto piuttosto una riflessione. Buona lettura!


Il titolo del film “Sono tornato” si riferisce a Benito Mussolini ed è il fulcro dell’intera trama: il Duce, infatti, torna in Italia nel 2017 e inizia a girare il Belpaese con Andrea Canaletti (interpretato da Frank Matano), un giovane regista in cerca di successo, che gli propone di diventare protagonista di un documentario. Mussolini accetta al solo scopo di ottenere la visibilità necessaria a riconquistare le masse e così i due si lanciano in un tour per le città italiane che evidenzia come i tempi cambiano, ma gli italiani restano sempre uguali. Questo è, a mio parere, il messaggio più importante dell’intero film, reso bene dalle interviste a persone comuni fermate per strada alle quali si sottopone lo stesso programma di governo messo in atto dal Duce durante il Ventennio. La cosa preoccupante è che molte delle persone intervistate lo approvano e appoggerebbero davvero qualcuno con le stesse idee del Duce. Inoltre, nel film Mussolini viene scambiato per un comico e, nonostante la gravità di ciò che dice, la gente ride di gusto e poco importa se i suoi discorsi sono razzisti, omofobi o cattivi. Il vero problema è che questo accade anche nella vita reale, fuori dal cinema: per esempio, oggi alle barzellette razziste si ride anziché indignarsi, come se le leggi razziali non fossero nate in un clima estremamente simile a quello odierno. L’unica differenza la fanno le vittime: ieri gli ebrei, oggi gli extracomunitari. Il risultato, però, è lo stesso: si alimenta il pregiudizio verso il diverso e si crea un clima di odio che porta e gesti estremi (come quello di Macerata).
Uno dei momenti clou dell’intera pellicola è il racconto dell’anziana nonna di Francesca (la fidanzata di Cappelletti) che, trovandosi davanti Mussolini e riconoscendo per prima che non si tratta di un attore, descrive in modo brutale la situazione degli ebrei durante il Fascismo, dalle leggi razziali ai rastrellamenti nel ghetto di Roma finendo con la crudele narrazione della propria esperienza di sopravvissuta ad Auschwitz. In questo momento quasi ci si dimentica di star guardando un film comico e ci si ritrova catapultati in una dimensione dura e spietata, che apre gli occhi su cosa fu davvero il Fascismo, su cosa significa vivere in dittatura e sulla crudeltà del Duce. Questa disumanità emerge comunque già in una scena precedente del film, nella quale Mussolini uccide a sangue freddo un cane, reo di essere inglese e di averlo morso. È proprio tale episodio, mostrato in tv durante un’intervista al Duce, che fa capire alle persone di avere davanti non un comico, ma un uomo crudele e spietato. Qui sta un altro importante spunto di riflessione: davvero oggi la gente si indigna più per l’uccisione di un cane che per il razzismo e per la morte di innocenti in mare? Quello che succede ogni giorno purtroppo dimostra che la risposta a tale domanda è affermativa.
Come ultima cosa, il regista Luca Miniero è stato abilissimo a raccontare il fascismo evitando di fare apologia, ma mettendo anzi in guardia dal pericolo dell'ignoranza che rischia di portare la storia a ripetersi.
Ci sarebbero altri temi che meriterebbero di essere approfonditi, ma preferisco non dilungarmi ancora e lasciare a chi lo guarderà il piacere di trarre le proprie considerazioni.
Tirando le somme, “Sono tornato” mi è piaciuto soprattutto perché riesce a indurre la riflessione senza rinunciare a far ridere, che è quello che ci si aspetta da un buon film comico: divertimento, risate ma anche un messaggio serio che rimane impresso allo spettatore
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