Questo post è in ricordo di due persone molto importanti per me, che purtroppo non ci sono più: i miei splendidi nonni.
Oggi ripercorrerò i miei ricordi partendo da un oggetto: l’agenda che si trovava accanto al telefono della casa in campagna dei miei nonni. Casualmente, questa agenda è finita tra le mie mani e ho iniziato a sfogliarla. Dentro ci sono appunti di mio nonno (soprattutto contabilità e numeri di telefono legati al suo lavoro), ma anche brevi comunicazioni di servizio tra membri della famiglia. Dal momento che i miei nonni oggi non ci sono più, rileggere i brevi messaggi che si scambiavano tramite l’agenda mi ha riportato indietro nel tempo, a prima che la malattia di nonna stravolgesse la vita di tutti. Mi ha rammentato di quando, da piccola, i nonni si trasferivano in campagna per tutta l'estate e io passavo intere giornate da loro, giocando all'aria aperta lontano dai pericoli delle macchine. Per un attimo, ho rivissuto i bei momenti di quegli anni, quando tutta la famiglia era più serena e spensierata e c’era sempre la voglia di riunirsi e stare insieme divertendosi. Mi sono ritrovata immersa nei ricordi delle domeniche in campagna, con noi bambini che giocavamo nello spiazzale davanti alla casa, gli uomini impegnati con il barbecue e le donne affaccendate in cucina a preparare il pranzo. Poi si mangiava tutti insieme sotto il portico, se non faceva troppo caldo o freddo, altrimenti nel grande salone. Una volta finito di pranzare, sparecchiare e rassettare, arrivava il mio momento preferito: quello in cui gli adulti andavano a riposare. Era proprio a quel punto che io e i miei cugini, approfittando della momentanea assenza di sorveglianza, uscivamo di nascosto per arrampicarci sulla collinetta di pietre (chiamata “serra”) dietro alla casa oppure combinare altre piccole marachelle. Per esempio, quando il nonno fece installare un rubinetto nello spiazzale, il nostro passatempo preferito divenne fare i gavettoni, ridendo come matti mentre si trovava un po' di refrigerio dall'opprimente calura estiva. Se invece non si riusciva ad “evadere”, ci divertivamo ad esplorare ogni angolo della casa curiosando nei cassetti, negli armadi e negli scaffali di ogni stanza alla ricerca di qualche tesoro. Solitamente non trovavamo altro che cianfrusaglie, abiti dismessi e altre cose inutili, che ai nostri occhi di bambini apparivano meravigliose. Crescendo e scoprendo l’amore per la lettura, ho anche trasformato queste divertenti esplorazioni in razzie a danno delle librerie delle mie zie, nelle quali ho scovato diversi libri che ancora rientrano tra i miei preferiti.
Questi sono solo alcuni (e forse i più significativi) dei mille ricordi scaturiti sfogliando semplicemente una vecchia agenda. Addirittura, mi è sembrato che i miei nonni rivivessero tra quelle pagine, usate spesso per comunicare i piccoli eventi della quotidianità (appuntamenti, liste della spesa, comunicazioni di servizio, ecc.). Tutto ciò mi ha fatto riflettere sul potere che ha la carta di racchiudere e rendere eterne cose che altrimenti andrebbero perdute, di rievocare ricordi e impressioni e, a volte, anche di far rivivere le persone.
Non credo che la tecnologia sia in grado di fare lo stesso, perché non può trasmettere lo stesso calore umano di un foglio vergato di pugno da una persona cara. Inoltre, oggi probabilmente quell'agenda non avrebbe motivo di esistere, in quanto per comunicare le stesse cose scriveremmo un SMS o un messaggio Whatsapp, che andranno poi perduti perché ritenuti banali e non meritevoli di occupare spazio sulla memoria del PC o del cellulare. Invece, grazie alla carta, non sono andate perdute e ogni tanto potrò ancora ricordare i miei nonni nella loro quotidianità, magari sorridendo mentre tento di decifrare la loro calligrafia.
Questo è un altro dei motivi per cui ultimamente sto privilegiando particolarmente la scrittura cartacea: perché spero che, quando non ci sarò più, qualcuno possa sfogliare un mio taccuino e magari rivivere qualche bel ricordo, come è successo a me con i nonni.